Lo scorso 10 novembre il gruppo cittadino di Milano ed altri attivisti del Movimento Zeitgeist Italia hanno organizzato un incontro in occasione del cinquantenario dalla rivoluzione culturale del 1968.
Come abbiamo scritto in precedenza, la nostra intenzione era quella di interrogarci sul perché grandi istanze ampiamente condivise e condivisibili e lotte generalizzate non raggiungano i principali obiettivi che si prefiggono.
Tirando le somme ai minimi termini, potremmo individuare alcune cause scatenanti che hanno portato alle lotte del ‘68, quali il capitalismo e la conseguente mercificazione di ogni aspetto della vita a totale discapito di ogni forma di benessere reale individuale e sociale, l’imperialismo travestito da paladino delle libertà e della democrazia – portato avanti tutt’oggi per mezzo di guerre ignobili – l’autoritarismo paternalistico che decide a priori di calare dall’alto le regole a cui tutti devono sottostare dalla nascita fino alla morte, perché così ha scritto qualcuno ancor prima che venissimo al mondo, e forse, più di ogni altra cosa, l’ineguaglianza sociale che è poi fonte di tutte le tensioni esistenti nella società oggi come ieri e profondamente intrinseca a tutti gli “ismi” di cui sopra, in quanto strumenti essenziali per mantenere lo status quo. E proprio quella profonda disparità ed ingiustizia sociale sono poi la causa alla base delle maggiori rivoluzioni popolari della storia.
Non sorprende quindi che i temi ancora vivi di quelle lotte siano stati poi ripresi da ampi moti popolari nei decenni successivi, quali No Global, Primavera Araba, Indignados, Occupy, etc. (Né sorprende rendersi conto che moti popolari in buona parte assimilabili, almeno nella lotta che vede la contrapposizione oppressi-oppressori causata dalle profonde disuguaglianze, si possano riscontrare anche nei secoli precedenti, per citarne solo un paio: Primavera dei Popoli del 1848 e ancor prima Rivoluzione francese del 1789)*.
Sembra però che tutti si siano arenati laddove la lotta cominciava davvero: prima cioè di diventare una forza realmente antagonista al sistema vigente, per ottenere un cambiamento radicale della società, andando seriamente a minare quel capitalismo, quell’imperialismo e quell’autoritarismo, che – seppur in diversa misura rispetto al periodo storico di riferimento – si proponevano di abbattere. In estrema sintesi, prima cioè di ottenere un benessere diffuso e reale, una società più equa e giusta per tutti.
Insomma, si sa, la storia è fatta di cicli e ricicli: cosa, dunque, dovremmo imparare dalla storia che ancora pare non abbiamo imparato? È stato questo, in effetti, l’interrogativo principale che ha ispirato la nostra idea.
Il nostro incontro è cominciato con una rapida carrellata sui fatti salienti prima, durante e dopo il ‘68, in modo da permettere al pubblico di calarsi nell’atmosfera che si respirava in quegli anni.
In seguito abbiamo proiettato una videointervista inedita da noi realizzata a Jacopo Fo, qualche settimana prima durante lo Zeitcamp ad Alcatraz, in cui ci ha raccontato il ‘68 dal punto di vista fondamentale di qualcuno che l’ha vissuto in prima persona.
A seguire abbiamo dato il benvenuto al primo ospite della serata: il compagno di lotte di Fo, Sergio Parini, e co-autore insieme a lui del libro sul ‘68: ”C’era una volta la rivoluzione”. Sia Jacopo prima, che Sergio poi, hanno saputo regalarci un prezioso contributo su quelle che erano le aspettative, le motivazioni, i successi e gli insuccessi legati a una delle rivoluzioni culturali più significative e controverse della storia.
Subito dopo, grazie al Professore di diritto Paolo Ferretti De Luca, altro graditissimo ospite della serata, abbiamo potuto approfondire le tematiche più strettamente legate ai numerosi diritti civili acquisiti grazie a quell’epoca di lotte.
In seguito, una breve presentazione di chi sono gli attivisti del Movimento Zeitgeist Italia, cosa propongono e quali sono i loro progetti presenti e futuri.
A conclusione, il momento più importante di tutti: la discussione col pubblico. È stata, come sempre, un’occasione di confronto aperto con un pubblico attento e vivace che ha posto quesiti, esposto il suo parere e commentato animatamente ciò che è stato detto fino a quel momento sia dagli attivisti Zeitgeist che dagli ospiti. Va da sé che è stata anche un’ulteriore occasione di riflessione attorno agli interrogativi principali che ci siamo posti in partenza.
Non è questa la sede per dilungarci troppo su ciascuno dei momenti a cui facciamo cenno sopra, anche perché ricordiamo a chi volesse approfondire meglio che l’incontro è stato trasmesso dal vivo sulla nostra pagina Facebook – ed è tuttora visibile – e potrete inoltre trovare altri link per l’approfondimento nel documento stesso.
Ne approfittiamo invece volentieri per tirare le somme su ciò che abbiamo appreso con l’approfondimento del tema prima e durante l’incontro, grazie anche all’apporto di pubblico ed esperti, per dare una risposta all’interrogativo principale dal quale partivamo: “cosa dovremmo imparare dalla storia”?
Ebbene, ciò che pensiamo dovremmo imparare dalla storia è che se una lotta è giusta, bisogna portarla avanti fino in fondo e non bisogna frammentarsi in gruppuscoli di varia natura che altro non fanno che disperdere le forze e le energie, facendo il gioco del potere contro il quale lottiamo. Bisognerebbe rendersi conto invece che, molto spesso, sono molti di più i temi che ci uniscono rispetto a quelli che ci dividono e su questo bisogna lavorare con forza e determinazione, costruendo “un modello nuovo, che renda la realtà obsoleta”, come diceva il buon Buckminster Fuller. Abbiamo anche avuto conferma di un altro punto estremamente importante: la lotta deve assolutamente prescindere dalla violenza. E qui val la pena ricordare le preziose parole di Jacopo Fo: “Appena si inizia a sparare i pazzi prendono il potere”.
Ecco perché il Movimento Zeitgeist lavora da anni per creare una piattaforma comune per la discussione, il confronto, la condivisione di idee e progetti, che favorisca l’azione locale e non solo, ma nel rispetto e nella consapevolezza dell’interconnessione esistente tra gli esseri umani e tutti gli esseri viventi, ivi compresa la terra che ci ospita.
Ma soprattutto lavora sulla presa di coscienza che siamo noi a dover agire in prima persona per cambiare ciò che non ci sta bene e siamo ancora noi a sostenere con le nostre scelte di tutti i giorni, persino quelle più banali, quando andiamo a fare la spesa, l’economia malata che è alla base delle profonde disuglianze esistenti nella nostra società. Lavoriamo da anni affinché le persone si rendano conto che in un mondo dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri, paradossalmente è proprio il 99% della popolazione mondiale più povera ad arricchire ulteriormente quell’1% della popolazione di Paperoni. In altre parole siamo noi stessi a sostenerli e per questo dobbiamo assumerci pienamente le nostre responsabilità, senza dare la colpa a terzi, di qualunque natura essi siano.
La filosofia di base che ha sempre ispirato la nostra azione è quella di favorire un mondo in cui le risorse possano essere condivise, nel rispetto della portata del pianeta, nel modo più ampio possibile e non rimanere appannaggio di pochi, come succede attualmente. Se volete saperne di più, vi invitiamo a visitare questo sito e in particolare la sezione relativa all’Economia Basata sulle Risorse (RBE + NL). Bisogna capovolgere il sistema che produce artificialmente la scarsità, che è poi strumentale al sistema stesso. Sebbene l’abbia già detto Einstein, siamo sicuri che non ci voglia uno scienziato per capire che “Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato”.
Incontriamoci, confrontiamoci e poi organizziamoci: la rivoluzione è adesso!
P.S.: mentre preparavamo questo report, le proteste dei Gilets Jaunes francesi si sono allargate a macchia d’olio in diversi altri paesi europei. Da un lato il tema della giustizia sociale, declinato in diversi punti, dall’altro l’indisponibilità a concedere a qualcuno la rappresentanza dei propri interessi, non vi ricordano forse molto da vicino quelle stesse lotte di cui abbiamo parlato sopra? Ecco il loro manifesto in 25 punti.
* per un punto di vista autorevole sulla questione storica alla base delle rivoluzioni in generale, ma soprattutto che risponde agli interrogativi che ci siamo posti sulla rivoluzione sessantottina, vi invitiamo a prendere visione del pdf ricavato dalle risposte che ci ha voluto gentilmente offrire la Prof.ssa di storia Daniela Strona: