Report Zeitcamp 2020

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PREMESSA
La terza edizione dello Zeitcamp si è aperta all’insegna della “resilienza”: parola che indica la capacità di un individuo o di un intero sistema di far fronte a momenti di crisi.

I tempi lo esigono: siamo di fronte ad una crisi sistemica senza precedenti, diretta emanazione di un sistema socioeconomico obsoleto che il Movimento Zeitgeist intende superare.

Come sappiamo, oltre che di grandi pericoli, le crisi sono anche foriere di grandi opportunità, proprio come l’ultima in ordine di tempo, a seguito della quale sono in molti ad essersi resi conto che si rende più che mai necessaria una radicale inversione di rotta.

IL LABORATORIO ITINERANTE PER LA RESILIENZA
Lo Zeitcamp 2020 ci ha dato l’occasione per lanciare il nostro Laboratorio Itinerante per la Resilienza: un laboratorio in cui gli attivisti e gli amici del Movimento Zeitgeist Italia si dedicheranno alla pratica della resilienza in tutte le forme e i luoghi che verranno ritenuti opportuni nel corso del tempo, allo scopo di immagazzinare competenze utili al raggiungimento del massimo grado di autosufficienza ed indipendenza dall’attuale sistema socioeconomico.

DOVE, QUANDO, PERCHÉ
Essendosi presentata l’occasione per organizzare un campo di lavoro in un ecovillaggio, ideale per avviare questo genere di laboratorio, abbiamo subito colto la palla al balzo! Lo Zeitcamp 2020 si è svolto dal 10 al 16 agosto, nel piccolo ecovillaggio di Alessandro e Chiara, dove vivono da oltre 10 anni coi loro 5 figli e lavoratori stagionali e stanziali che hanno deciso di condividere con loro uno stile di vita sobrio, in simbiosi con la natura e all’insegna dell’autosufficienza.

Pachamare, è questo il nome dell’ecovillaggio, sorge in un minuscolo comune dell’entroterra ligure in provincia di Imperia (precisamente “Regione Casoni Guardiabella”, frazione di Aurigo), che pur trovandosi a mille metri d’altezza, è poco distante dal mare. Di qui anche l’ispirazione per il nome: un gioco di parole tra “Pachamama” (parola che in lingua quechua vuol dire Madre Terra), “mare” e “pacciamare” (verbo che deriva dalla tecnica, tipica nella permacultura, di proteggere la terra con materiale organico, quale foglie secche, paglia o altro per nutrire il terreno, evitare l’evaporazione col caldo e il gelo col freddo e la nascita di piante indesiderate).

Sono tre gli edifici principali che sorgono sui due ettari di terreno coltivati secondo i principi della permacultura: due case costruite in legno, terra cruda e paglia e una spaziosa serra adibita a cucina e sala da pranzo, ricavata da materiali di recupero.

La prima volta che siamo andati a visitare Alessandro e Chiara è stato nel 2016 e ci siamo salutati con l’augurio di poter organizzare un campo di lavoro per apprendere il metodo di costruzione in terra cruda e paglia. Come dicevo sopra, finalmente l’opportunità si è presentata proprio quest’anno, in occasione dell’ampliamento di una delle case in terra cruda e paglia.

IL GRUPPO DI LAVORO
Oltre a chi scrive (Veronica) e a Davide, hanno partecipato alcuni amici del Movimento Zeitgeist: Stefano e Gaia da Amalfi (che sono venuti coi loro due bambini e avevamo già avuto il piacere di conoscere al primo Zeitcamp ad Alcatraz) e Valentina e Cristina da Milano (anche loro seguono il movimento da vari anni). A coordinare i lavori è stato naturalmente il “Capo villaggio” Alessandro, con l’aiuto di un ex woofer, Danilo, che si è stabilito a Pachamare già da qualche anno.
A differenza degli scorsi Zeitcamp, più incentrati sullo svago e l’incontro tra attivisti e simpatizzanti, quello di quest’anno è stato un vero e proprio “campo di lavoro”, in cui in cambio del nostro lavoro ci è stato garantito vitto e alloggio.

IL VITTO E L’ALLOGGIO
Nello specifico, abbiamo mangiato cibi genuini e gustosissimi, godendo degli abbondanti raccolti del campo effettuati direttamente da noi, il che ci ha regalato il doppio piacere di poterne mangiare i frutti! Abbiamo poi dormito nei nostri sacchi a pelo nella seconda, ampia casa in terra cruda e paglia, non ancora del tutto terminata (poco distante dalla prima in cui vive la famiglia di Alessandro). Il wc secco e la doccia, le cui graziose strutture in legno si trovano entrambe all’aperto, hanno a tratti richiesto tutto il nostro spirito di adattamento, almeno a primo impatto, anche perché l’acqua della doccia era fredda e il fresco, specialmente la sera, a 1000 m di altitudine si fa sentire! Questi ed altri aspetti però, sono stati importanti per una rinnovata e profonda riflessione su tutto ciò che diamo per scontato, ma che non corrisponde necessariamente a un maggior benessere. Come anticipavo però, a parte i primi momenti d’impaccio, ci siamo tutti adattati perfettamente al nuovo regime igienico, bimbi compresi, a riprova del fatto che è tutto, davvero, solo una questione di abitudine!

Giusto a pochi metri dalla castagna (il simpatico nome della casa in cui dormivamo) completa il quadro una cisterna in pietra, alimentata dalla fonte di montagna che rifornisce d’acqua i due ettari di terreno circostante, utilizzata anche come piscina di famiglia. In questa piscina, freschissima, d’acqua di fonte, ci siamo concessi di fare il bagno durante le pause dal lavoro, come hanno fatto soprattutto i bambini per divertirsi. Parliamo dei tre figli piccoli di Chiara ed Alessandro (che per non farsi mancare nulla hanno anche 2 ragazze adolescenti) e dei due figli di Gaia, che hanno allietato le nostre giornate anche solo per il fatto di vederli giocare tutti insieme all’aperto, nella natura, come sarebbe auspicabile facessero tutti i bambini.

IL LAVORO
Ma veniamo al lavoro: dal martedì mattina (siamo arrivati il lunedì sera), Cristina, Gaia ed io ci siamo dedicate a togliere erbe spontanee, ove necessario, pacciamare, raccogliere ortaggi e coltivarne di nuovi. Le giornate di lavoro sono state lunghe, ma abbiamo goduto di un clima favorevole, che pur in piena estate, ci ha regalato temperature moderate e una brezza costante, tipica dei luoghi di montagna. Queste attività ci hanno dato modo di praticare i principi della permacultura dietro attenta supervisione di Alessandro, mentre raccoglievamo i frutti della terra, anche in grandi quantità, come è accaduto ad esempio per le patate, di cui abbiamo colto qualche centinaio di Kg. Ma abbiamo raccolto anche sedani, pomodori, zucchine, cipolle, basilico, pere e prugne e piantato finocchietto selvatico, cavoli e tanto altro ancora.

Parallelamente rispetto al nostro lavoro nell’orto, mentre Alessandro e Danilo erigevano l’intelaiatura in legno del locale bagno, Stefano e Valentina si sono dedicati con grande impegno alla piallatura delle assi che servivano per la stessa e per la costruzione del tetto. Ed ecco che in tre giorni di lavoro pieno, il locale bagno ha preso la forma di una solida struttura in legno che è stata terminata giovedì sera.

Questo ci ha dato modo di dedicare interamente le giornate di venerdì e sabato alla costruzione di una parete di questa struttura in terra cruda e paglia, il vero obiettivo del nostro primo laboratorio, anche grazie all’aiuto di Davide che ha finalmente potuto raggiungerci nel weekend. Abbiamo utilizzato la tecnica dell’intreccio di paglia e fango, formando mucchietti di paglia della grandezza di una pannocchia di mais, imbevendoli nel fango e posandoli perpendicolarmente e alternativamente davanti e dietro ai travetti verticali di legno dell’intelaiatura della parete. Si tratta di una tecnica diversa rispetto a quella utilizzata da Alessandro per gli edifici e i locali preesistenti, essendo stati costruiti con balle di paglia intere e fango. In entrambi i casi però, successivamente alla posa, il fango si asciuga (diventando “terra cruda”) insieme alla paglia e il composto conferisce alla struttura una notevole solidità. Ovviamente, prima e durante la posa dell’intreccio, è stata necessaria la preparazione del fango, che abbiamo ricavato grazie alla terra ottenuta da uno scavo che Alessandro e Danilo avevano precedentemente realizzato. Una volta setacciata la terra, l’abbiamo fatta riposare con una pari quantità d’acqua e ci siamo infine dedicati al lavoro più sporco, ma anche più divertente, che naturalmente abbiamo realizzato anche con l’aiuto dei bambini: massaggiare la terra imbevuta d’acqua con mani e piedi, fino ad ottenere un composto morbido e praticamente privo di grumi per un impasto (ma anche un impiastro :P) davvero ottimale!

CASE IN PAGLIA E TERRA CRUDA – CENNI STORICI
La tecnica di costruzione in paglia e terra cruda si è evoluta nel corso dei millenni con tutte le declinazioni sperimentate nelle varie regioni del mondo. Si è passati dall’Adobe, un impasto di sabbia, argilla e paglia essiccato al sole (si sono rinvenute tracce di case costruite in adobe a Çatalhöyük, la più antica città al mondo ad oggi conosciuta, ex Anatolia, attuale Turchia – VII millennio a.C.), fino alle balle di paglia e terra cruda dell’America del Nord di fine Ottocento. Nel Regno Unito sono ancora migliaia le cosiddette “Cob Houses” costruite con un composto di paglia, argilla e sabbia tutt’ora abitate. In Italia le più antiche testimonianze di case murate con terra e paglia risalgono al Medioevo e si sono diffuse soprattutto in Piemonte, Veneto, Marche, Abruzzo e Sardegna. Oggi tornano d’attualità con la riscoperta della bioarchitettura per rispondere a un’esigenza sempre più necessaria di sostenibilità ambientale. Il grande pregio di questo genere di costruzione, nelle sue varianti tutt’ora in uso, risiede nella facile reperibilità in natura delle materie prime, nel fatto che si tratta di edifici solidi e resistenti nel tempo, ma anche antisismici, ignifughi, ad elevato potere isolante ed estremamente economici, specie quando è possibile realizzarli in autocostruzione come nel caso di Alessandro, che per la prima casa ha speso poco più di 10.000 euro!

IL RIPOSO E LO SVAGO
Il sabato sera, terminata la parete in terra cruda e paglia e a fine lavori dello Zeitcamp 2020, Stefano e Gaia ci hanno rifocillati con delle fantastiche pizze cucinate nel forno in terra cruda della serra e Alessandro e Chiara ci hanno intrattenuto cantando e suonando in allegria. Dopo cena, abbiamo ballato sulle note suadenti di un dj d’eccezione: Antonio, un simpatico amico argentino di Alessandro e Chiara.

L’indomani, di domenica, come un noto personaggio dell’Antico Testamento, ci siamo finalmente concessi un giorno di riposo e svago e c’è stato persino chi, approfittando della mano esperta di Stefano e del materiale di Danilo, si è riuscito a fare un tatuaggio e dopo l’ultimo pranzo insieme e le foto di commiato, la partenza!

NOTE FINALI*
Prima di concludere però, meritano un paragrafo tutto loro i meravigliosi pranzi e le cene che ci siamo goduti tutti i giorni nella spaziosa serra, grazie al contributo di tutte/i. Degni di nota, in particolare: le stupende insalate di Gaia, le mirabolanti zucchine ripiene di Valentina, le deliziose melanzane alla parmigiana di Cristina, la buonissima torta al cioccolato di Luna (la secondogenita di Ale e Chiara) e, dulcis in fundo, il magnifico pane realizzato con la pasta madre di Chiara 🙂

Ancora una volta, lo Zeitcamp è stato un’esperienza intensa, ricca di momenti di apprendimento e certamente degna di essere vissuta! Un grazie di cuore alla splendida famiglia di Alessandro e Chiara e ai meravigliosi amici e amiche che ci hanno raggiunto rendendo tutto questo possibile <3

Non vediamo l’ora di vivere una nuova avventura insieme a quanti vorranno unirsi alla prossima edizione dello Zeitcamp e ai prossimi appuntamenti legati al nostro Laboratorio Itinerante per la Resilienza, che d’ora in poi verranno organizzati anche in date diverse, per permettere la piena realizzazione degli scopi che ciascuna occasione prevede. Come sempre, seguiteci sul sito e sui canali social per tutti gli aggiornamenti, a presto!

*AGGIORNAMENTI
A metà settembre Alessandro e Danilo hanno ripreso i lavori per terminare il bagno, le cui pareti verranno rifinite sia internamente che esternamente col “grassello di calce”, un legante naturale composto da idrossido di calce e acqua, in modo da rendere le mura in terra cruda e paglia resistenti alle intemperie, pur mantenendo la loro naturale traspirabilità.

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