I CAMBIAMENTI DEL CLIMA

SECONDO Massimo Blonda

Sento tantissimo rumore sulla questione climatica e del “riscaldamento” globale; solo in sottofondo percepisco un sincero spirito di informare e far riflettere con onestà e correttezza su un tema così importante. In un gruppo a cui partecipo, mi sono impegnato a scrivere come la penso, cioè quello che ho studiato e maturato in questi ultimi anni sull’argomento. Qualcun altro me lo chiede, e non ho problemi a fornirlo; qui posso riportare solo pillole di concetti e qualche stringata definizione; altro non sento di fare. Non ho riportato riferimenti bibliografici e illustri citazioni; questo è il mio pensiero maturo, ma garantisco che per ogni cosa che scrivo posso trovare tante dotte citazioni a favore, come anche una sedicente “scienza” a confutazione. Se convince è bene, altrimenti è bene lo stesso; avrà fatto ragionare chi lo ha letto, forse.

PUNTUALIZZIAMO!
Prima di tutto ritengo che vada distinta la climatologia dalla meteorologia, che trovano incontro convergente solo nelle previsioni microclimatiche locali, mentre a livello globale vale solo la prima. Questo per dire che tempeste, ondate di calore, alluvioni, grandinate, freddo anomalo, non sono affatto gli indicatori di un “cambiamento climatico a livello globale”; su questo hanno ragione i “negazionisti”, e il sistema ufficiale che fa allarmismo, grazie alla stampa, certamente ha un fine criminale che abbiamo compreso (controllo, restrizioni, ecc.). Ma anche un inverno molto freddo, o punte di freddo intenso, non sono dimostrazioni che non vi è un “riscaldamento globale”.

Gli indicatori di cambiamento climatico globale, comunque, sono riferibili ai grandi sistemi di regolazione del clima del globo, tipo la massa totale di ghiacci polari, la NAO (Nord Athlantic Oscillation), la corrente del golfo, l’anticiclone delle Azzorre, l’effetto serra, El Niño, (Southern Oscillation), ecc. Alla base certamente ci sono l’energia trasferita dal sole, le grandi emissioni geologiche naturali, la massa biologica globale e, per gli ultimi periodi, forse le alterazioni generate dall’uomo ai cicli biogeochimici (per ora mettiamole nel conto, poi vedremo se e quanto incidano).

Se i grandi regolatori cambiano in maniera significativa, indipendentemente da quale ne sia la causa, vuol dire che il clima globale sta cambiando, con conseguenze ovviamente anche sul microclima locale, ovvero sugli eventi meteo locali, ma certamente non in maniera così definibile se non nei classici termini di previsione: al massimo settimanale o di tendenza per poche settimane. E non in correlazione automatica, come per tutti i sistemi complessi.

LE DOMANDE
La prima domanda, quindi, è: IL CLIMA GLOBALE STA CAMBIANDO O È CAMBIATO? I grandi regolatori si sono modificati? Ma per rispondere va considerato rispetto a quando, altrimenti la domanda non ha alcun senso. La risposta deve essere scientificamente provabile, quindi il riferimento non può che essere ai periodi della storia umana in cui si era in grado di monitorare, con metodo sistematico, i grandi regolatori di cui parlavamo, lasciandone documentazione. E quindi parliamo di pochi secoli, al massimo.

Attenzione a non confondere gli elementi sui grandi regolatori con quelli che si possono raccogliere da dati storici più antichi o addirittura rintracciabili nella memoria geologica (carote di ghiaccio e di permafrost, fossili) o biologica (anelli di accrescimento degli alberi millenari), che riguardano solo temperature, irraggiamento solare, concentrazione dei gas serra e poco altro. Non lo stato dei grandi sistemi regolatori. Chi si spinge a definire com’era la corrente del golfo 400 anni fa o la NAO (Nord Athlantic Oscillation) mezzo millennio fa, o quanto fosse forte e dove si posizionasse l’anticiclone delle Azzorre, lo fa fidando su proiezioni modellistiche, non su dati oggettivi.

Quindi la domanda va posta così: il clima è cambiato, diciamo da due secoli fa?

Anche perché, se vogliamo cercare una responsabilità umana nel cambiamento, non possiamo che riferirci al periodo in cui abbiamo iniziato a incidere significativamente sulla copertura vegetale terrestre e sulla composizione dell’atmosfera, quindi dalla diffusione globale del modello di produzione e consumo attuali.

Per farla breve la risposta è ASSOLUTAMENTE SI’, il clima globale è cambiato e sta cambiando, perché i grandi regolatori sono oggettivamente cambiati e tendono a farlo sempre di più. Questo è un dato oggettivo e inconfutabile, e chi lo nega non fa corretta informazione. Non c’entra nulla se è sempre accaduto, se si tratti di ciclo naturale, se sia colpa dell’uomo; stiamo semplicemente prendendo atto che i grandi regolatori sono cambiati, quindi il clima globale è cambiato.

La seconda domanda è: IL CAMBIAMENTO E’ IL RISCALDAMENTO GLOBALE? Anche qui bisogna considerare che non esiste un metodo per mettere il termometro alla terra, come se la temperatura fosse omogenea su tutto il globo, né si calcola una media che abbia senso. Quello che si può rilevare è solo se, nel tempo, le punte estreme di temperatura sono variate (in alto, in basso o in valore assoluto e in frequenza); a seconda di come si riportano i dati ne può risultare una sorta di aumento delle temperature, ma anche una riduzione; entrambe non hanno senso, perché il cambiamento climatico può generare, in aree diverse, sia punte estreme di caldo che di freddo, e nella stessa area, inverni gelidi e estati torride, come anche una sorta di permanente fase autunnale/primaverile, da un anno all’altro. Se cambiano i regolatori, la conseguenza è MENO REGOLAZIONE, NON PIU’ CALDO O PIÙ FREDDO GLOBALI, ma eventi più estremi, a macchia di leopardo. Chiedersi se andiamo verso una nuova glaciazione o verso la tropicalizzazione generalizzata, non ha alcun senso, né può essere sensatamente predetto.

Parlare di Riscaldamento globale e di strategie per il contenimento dell’incremento della temperatura entro tot gradi entro il tot anno è, oltre che assolutamente a scientifico, anche totalmente distorcente e distraente dal cuore della questione, come vedremo. Ma contrastare la vulgata del potere sul riscaldamento, semplicemente negando il cambiamento climatico o richiamando i cicli storici di glaciazione e scioglimento, non è altro che il rovescio della stessa medaglia, si basa sulle stesse distorsioni e, in sostanza, è perfettamente funzionale a mantenere la generale consapevolezza lontano dal centro della questione. Catastrofismo termico colpevolista e negazionismo climatico, sono la stessa cosa, due facce della stessa moneta; moneta falsa, però!

La domanda, allora dovrebbe essere: IL CLIMA SI È ESTREMIZZATO E SI VA ESTREMIZZANDO? Ma anche questa domanda evoca una sorta di uniformità delle condizioni meteo locali, che non esiste affatto. Certamente il clima globale, come abbiamo detto, è cambiato e sta cambiando in termini di eventi estremi, più forti e frequenti, ma quando, quanto e dove avverranno tali eventi al momento nessuno lo può dire.

A parte gli intenti di sfruttamento della cosa da parte dell’élite globale, questo elemento di consapevolezza non può però mancare, pena la totale distonia con gli eventi in corso e la perdita di capacità di eseguire la giusta critica e le corrette e utili scelte.

In realtà potremmo anche non entrare nel merito delle cause e responsabilità eventuali del cambiamento climatico in corso, concentrandoci solo su che cosa fare, sulle scelte da compiere e quali da rifiutare e boicottare; il fatto è, però, che alcuni elementi di riferimento su dove origina e si alimenta il fenomeno ci servono all’acquisizione di una “consapevolezza efficace”, come si definisce la corretta comprensione di quello in cui viviamo e ci muoviamo.

L’asserzione di molti che vorrebbero definire la questione climatica tutta una bufala, ovvero dell’esistenza da sempre di cicli storici (c’è sempre stata alternanza di periodi caldi e glaciazioni) non è di alcun aiuto in questo caso; che cosa significherebbe? Che va tutto bene così, nulla è da cambiare di questo sistema di produzione e consumo, possiamo continuare all’infinito e cose del genere? Ancora una volta, contrastare il criminale utilizzo di fenomeni climatici da parte dell’élite mondiale per sostenere il grande reset, il controllo totale e lo sterminio de-popolante, non può significare negare il problema. Come già detto, ciò è funzionale perfettamente al primo disegno.

Serve invece un diverso approccio, che non deve temere di evidenziare gli elementi oggettivi disponibili, pur di non fornire strumenti al sistema criminale.

EFFETTO SERRA.

Uno di questi elementi è l’effetto serra, regolato maggiormente da alcuni gas che compongono l’atmosfera. Maggiori sono le concentrazioni, in particolare di CO2 e Metano, maggiore è l’effetto serra, ovvero l’ostacolo ai raggi infrarossi a disperdersi nel cosmo, e la loro riflessione verso la crosta terrestre. Questa banale verità non può essere negata, perché oggettivamente vera. La questione è quanto incide sul clima l’effetto serra e quanto i gas serra incidono sull’effetto. E questa è una questione aperta, dibattuta, ma una cosa è certa: la concentrazione di CO2 in atmosfera si è praticamente raddoppiata dall’inizio del consumo di combustibili fossili, e con essa è aumentato l’effetto serra. Questa è l’unica causa del cambiamento? Certamente no, perché le ricerche storiche sul carbonio dimostrano che l’energia che il sole trasferisce sulla terra è in aumento da millenni, quindi questo è certamente un ulteriore fattore che incide sul clima, anche, in parte, indipendentemente dall’effetto serra.

Quindi una componente di “responsabilità” umana al cambiamento da combustione di fossili va ammessa, che sia del 10 o 50% non è rilevante; e non è la sola.

Forse più incidente è un’altra azione “umana”, ovvero la deforestazione, il consumo di suolo, gli incendi dei grandi polmoni verdi del pianeta, la distruzione della biodiversità.

Il tutto aggravato dallo scioglimento di ghiacci e soprattutto permafrost, con una immane liberazione di altra CO2 e metano in atmosfera a peggiorare l’effetto serra.

Alquanto risibile, consentitemelo, è la diatriba “la CO2 e’ un veleno … no è il nostro salvatore”. Tutto ciò che è presente in natura da sempre può essere veleno ed è assolutamente prezioso al tempo stesso. Dipende solo dalle concentrazioni. Quelle definite dall’equilibrio di milioni di anni sono parte della vita sulla terra; se cambiamo questo equilibrio ci sono sempre conseguenze, nel senso che la biogeosfera si riorganizza in un nuovo equilibrio, che potrebbe non essere molto favorevole alla nostra esistenza.

Dobbiamo capire la differenza che corre fra concentrazione (quanta ce n’è quando la misuriamo) e flusso, ovvero quanta si sposta costantemente nel suo ciclo tanto da mantenere costante la sua concentrazione. Un cambiamento di concentrazione di CO2 significa un cambiamento del flusso (in + o -) ma non può mai “uccidere” o “salvare” le piante sul globo, ma determinare un nuovo equilibrio. Si chiama resilienza, e la biosfera ne ha una enorme, indipendentemente se con o senza gli umani. Il che non vuol dire affatto che possiamo continuare a devastare all’infinito, se ci teniamo al nostro agio, prima ancora della responsabilità etica.

LE TECNOLOGIE CLIMATICHE
Purtroppo esistono e vengono praticate, più o meno clandestinamente, tecnologie che hanno un effetto diretto sugli eventi climatici locali, dalle così dette geo-ingegnerie atmosferiche (volgarmente scie chimiche), molto più dannose per gli ecosistemi e per la nostra salute di quanto non incidano realmente sul macro e microclima, alle potentissime sorgenti di frequenze molto basse (ELF) e di microonde, capaci di generare disastri geologici e forti eventi climatici in aree precise. Quanto e quando siano queste a generare i fenomeni a cui stiamo assistendo, non siamo ancora in grado di dirlo, ma è possibile, almeno in alcuni casi.

COLPE E RESPONSABILITA’
Questo è il cuore della questione, e secondo me è estremamente utile che il tema sia sviscerato e chiarito.

L’élite vuole fare leva sul senso di colpa generalizzato, associato all’ecoansia, per portare avanti il suo programma di depopolamento e transumanesimo, ovvero trasformare la terra in un luogo dove solo pochi eletti abbiano tutti gli spazi, le energie e le risorse disponibili, serviti e riveriti da quanti schiavi umani/macchina saranno loro necessari.

Per radicare paura e senso di inadeguatezza, da tempo propalano il concetto filosofico del rapporto distorto e catastrofico fra la terra o la natura e l’uomo. Questo “uomo”, ovviamente siamo tutti noi, gregge indistinto, che con i suoi irresponsabili comportamenti ha condotto la vita sulla terra al disastro.

Nessuna distinzione fra chi ha avuto il potere di decidere e scegliere la direzione dello sviluppo dell’umanità e chi non ha potuto che subirla, fra chi aveva e ha tutte le possibili opzioni e ha scelto e chi ne aveva solo una per sopravvivere o semplicemente vivere.

Pensate, per esempio, che se passasse sotto casa un mezzo pubblico puntuale, pulito, elettrico a energia libera (senza batterie inquinanti), poco affollato, magari climatizzato bene, diretto in qualsiasi luogo raggiungibile in poco tempo su strade senza ingorghi, qualcuno non opterebbe per lasciare la sua auto personale e viaggiare comodo e sicuro, gratis, negli spostamenti ordinari?

Ma abbiamo questa possibilità? Certo che no, perché non farebbe comodo a gran parte dell’attuale sistema industriale e dei servizi, non certo perché non sia realizzabile un sistema come quello descritto.

Di esempi simili se ne potrebbero fare un’infinità, ma è il concetto base che conta: una quota di responsabilità del contributo umano ai cambiamenti climatici forse potrebbe essere anche di tutti noi, per quella fetta esigua di libero arbitrio che resta a ognuno, ma il grosso di responsabilità, e soprattutto la colpa consapevole, è delle poche persone che hanno sempre deciso le strategie, e agito efficacemente per attuarle. Oggi potremmo dire “quelli di Davos” o di Bildenberg, ma in sostanza le poche famiglie storiche che posseggono quasi l’intero patrimonio dell’umanità, e la corte dei loro mercenari, compresa l’intera classe politica oggi al finto governo di gran parte degli stati.

La chiave dell’energia è cruciale in questo sistema distorto, che deve essere sporca (direttamente o indirettamente), poca e centralizzata. Per questo negli ultimi due secoli sono state occultate e distrutte tutte le tecnologie di energia libera, dando spazio alternativo solo a Eolico e Fotovoltaico nella forma più dannosa e invasiva possibile. Basta leggere documenti ufficiali, nemmeno difficilissimi da trovare, per scoprirne alcune, molte! Un esempio? Una relazione dell’ENEA che attesta che la fusione fredda esiste e funziona veramente, anche a dimensione micro. Ma in giro troverete solo che questa tecnica non è scientificamente possibile.

E ALLORA, CHE SI FA?

Bella domanda! Ovviamente domanda rivolta a noi “formichine” e non ai potenti e ai governi, che continueranno a fare quello che hanno deciso finché potranno.

Intanto cominciamo a non andare appresso e diffondere catastrofismi, ma neanche neonegazionismo, che sono solo due facce della stessa moneta falsa. Proviamo a interiorizzare e sorreggere una consapevolezza più complessa e articolata della questione, anche se più difficile e impegnativa. Io sto provando a farlo con questo scritto.

Poi ci sono le scelte individuali quotidiane, fatte di azioni semplici di consumo e comportamento. Le scelte più durevoli, come comprare o meno un’auto ibrida, mettere i pannelli sul tetto o fare il cappotto al muro. Importanti sono le battaglie sul territorio per contrastare i processi devastanti (agrofotovoltaico, impianti anaerobici, parchi eolici, serre e tendoni, abbattimento di alberi, consumo di suolo, ecc.). Spesso le comunità locali hanno gruppi che se ne occupano. Poi ci sono le scelte strategiche di vita, come andare a vivere in campagna e contribuire a creare un modello di rigenerazione del territorio basato sull’egroecologia.

Utile potrebbe essere, quando ci è possibile, creare condizioni delle strutture e delle coltivazioni che risultino più resistenti ad eventi atmosferici più estremi, che purtroppo potrebbero esserci.

Ma le ricette possono essere tante, e lungi da me fare da guida o maestro; anche io brancolo nel buio fra possibilità, desideri e occasioni.

A VOLER CONCLUDERE, PER ORA

Potremmo continuare a lungo, perché non esiste una conclusione unica a questo discorso, ma proviamo a mettere un punto, anzi sette:

  1. Il clima è cambiato e sta cambiando;
  2. L’aumento della concentrazione di CO2 atmosferica ha un ruolo, ma è difficile dire quanto;
  3. L’aumento di CO2 è sicuramente dovuto al contributo delle combustioni a cui siamo costretti dai modelli impostici;
  4. Catastrofismo terrorista e negazionismo sono due facce della stessa moneta falsa, diffusa dal sistema criminale dell’élite mondiale e adottata dai governi;
  5. Le alternative che ci vengono proposte nelle agende pseudoverdi sono inutili, dannose e con finalità finanziarie, di controllo e depopolamento globale;
  6. La vera alternativa è un modello socio-economico consapevole di tipo agro-ecologico, promosso dal basso;
  7. Individualmente ognuno rifletta su quello che può fare, ma senza fidarsi di qualsiasi verità e proposta che vengano dal sistema e da sedicenti “alternativi” al sistema. Me compreso, ovviamente!

Massimo Blonda, gennaio 2024

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